Settimana quella trascorsa dominata dalla diffusione, come previsto, del dato sull'inflazione USA di giugno.
L’inflazione core, la più seguita dalla FED, ha ripiegato da +0,4% mensile di maggio a +0,2% di giugno, meglio delle previsioni degli analisti, che attendevano +0,3%. Sul dato annuo, sempre per l’effetto base, l’inflazione core scende di mezzo punto percentuale, dal 5,3% di maggio al 4,8% di giugno contro attese di 5%.
L'inflazione negli Usa sta, quindi, regrendendo in maniera più veloce del previsto e questo certamente è un elemento che stride rispetto all'ennesimo aumento dei tassi programmato dalla FED per fine mese quando si avrà un aumento di un altro 0,25%
In questo clima i tassi a breve continuano ad essere stabili ma sulla parte lunga della curva si è assistito ad un ripiegamento quasi che i mercati scommettano su una frenata della politica aggressiva FED dopo l'annunciato appuntamento di fine luglio.
I mercati azionari hanno proseguito, nel mentre, la loro fase rialzista con gli indici americani a livelli sinora mai toccati nel 2023.
Continua, quindi, il dualismo mercati/banche centrali. Le prossime settimane e soprattutto mesi ci chiariranno senz'altro la situazione.